indirizzò due cuoricini alla foto di Rosalba durante un Caturday1.
filosofo poeta, condannato dalla vita e dai suoi Saperi all’infelicità, aveva occhi verdi scintillanti di vigore intellettuale, capelli viola cangianti e si dilettava a comporre musica per chitarra… e fu questo insieme di eccentricità ad attirare il poeta nell’angolo di rete federata che Ludovico frequentava.
In seguito composero anche insieme ‘Sarò zoccola etica’, canzone adottata come Inno delle Femminole al futuro Somapoli.
un giorno di Luna Piena infine Ludovico scrisse un messaggio al poeta.
“mi ricordo di te; ci guardavamo in cagnesco alle medie per chi aveva più ragazze intorno, e tu eri sempre in vantaggio… però tu non volevi la fregola con loro, ma un semplice scambio di energie! dopo essere fuggito da nonno l’ho capito: io e te volevamo la stessa cosa dalle femmine! e ora vorrei che parlassimo tête à tête perché ho sentito degli irr•eventi accaduti laggiù, e ho in mente di tornare a vivere nel mio paese felice e combattivo!”
Eglino legarono molto nel mondo virtuale: i loro argomenti di conversazione preferiti erano il sentimento di depressione riguardo lo stato del mondo; amore e sentimenti monogami e non; cosa significa oggi essere maschio - uomo - donna - femmina; storia della filosofia; politica; musica puttanpop.
il poeta era eccitato soprattutto da questo lato artistico-musicale di Ludovico: egli creava componimenti estemporanei di pittura e scrittura e una volta pubblicati sulle reti federate deliziavano il pubblico deə pochə entusiastə *sostenitorici. lui allora ringraziava, ma le risposte che usciva erano apatiche come se gli costasse molto ammettere che Sì, aveva creato qualcosa di Bello.
in un caldo giorno d’estate il poeta prese il coraggio a quattro mani e si mise in viaggio con una valigia e raggiunse il filopoeta musicista.
si raccontarono a vicenda i tentativi reciproci di tessere relazioni profonde con persone veteropolesi rivelatesi poi profondamente succubi del pensiero patriarcale.
si trovavano entrambi in difficoltà intellettuale oltre che in depressione politica, e avevano bisogno di aiuto reciproco spirituale e materiale. anche Gotis aveva fiaccato entrambi in corpo e spirito; ma avevano ancora l’età giusta per combatterlo con i mezzi più efficaci, parole e musica. se fosse servito avrebbero usato anche le forze fisiche rimaste.
pur preferendo entrambi pochi ma notevoli contatti fisici, si slanciarono uno nelle braccia dell’altro appena s’incontrarono – poiché il calore di un altro essere umano è sempre una manna per chi si sente solo in un oceano di guano metafisico.
s’incontrarono all’aeroporto faticando a trovarsi nella calca degli arrivi; e sedutisi per consumare un breve pasto si tuffarono nella reciproca conoscenza prossemica.
Ludovico distrasse subito il poeta con la sua voce grave e profonda. ma lo scopo dell’incontro non era romantico o sensuale, dovette ripetersi il poeta - viaggiatore mentale seriale - dopo il primo sorso di bianco nel bar sotto casa.
come diventarono amantamici, come lasciò andare l’eterosessualità pura per esplorare a piccole dosi la Devianza, questo non possiamo definirlo; il fatto straordinario è che un’affinità elettiva li aveva uniti prima nella mente e poi, trovandosi presenti l’uno all’altro, condividendo i sentimenti di quegli spazi stretti senza vergogna.
questa contiguità diventò sempre più prossima il giorno in cui Ludovico esordì a colazione con la domanda «a proposito di caffè … come hai scoperto che ti piacevano i maschi? quando l’hai capito?» una domanda vicina a quella sul significato della vita - alle otto di mattina. ma il poeta rispose con un’altra domanda: «e tu come mai quaggiù lontano dall’italica sorte cogiti su fatti che puoi tenere lontani?» Ludovico si rabbuiò un attimo ma rispose pacato: «sono fuggito per forza di volontà da quel manicomio che era diventata la mia famiglia, specialmente mio padre… è migliorato un poco? so che si è trasferito a Cantònia come cristo predicatore… da parte mia non sopportavo più le sue baggianate vaticane e sono venuto qui con la borsa di studio per insegnare proprio italiano; non prima di essermi sbattezzato però!»
«anche tu sei un apostata eretico?!?! ma io ti adoro già!» e il poeta inconsciamente gli carezzò il braccio.
siccome un silenzio gravido era sceso nel cucinino di Parry Avenue 7666 il poeta riprese il filo dalla prima domanda: «risalendo alla tua prima domanda… non ho capito razionalmente che mi piacevano i maschi come si capisce un’addizione. me ne sono accorto riflettendoci sopra, ma DOPO che ero già infatuato del mio compagno di banco a scuola»
«ah sì? eravate molto amici?»
«eravamo amici come si è amici a tredici anni: chiacchieravamo in gruppo, barzellette sconce su donne e ragazze, battute crudeli sulle compagne: quella me la farei, quell’altra no… hai presente?»
«sì, mi ricordo qualcosa di molto simile»
«ecco, io non partecipavo a quelle conversazioni, ma ascoltavo inorridito: per me le compagne erano sorelle di giochi… come potevano parlarne in quel modo?»
«...precisamente quello che pensavo anch’io! scimmie/maiali fin da piccoli noi maschi!»
«allora dato che questi discorsi continuavano giorno dopo giorno sprofondai nella preoccupazione di avere in me qualcosa di diverso dai maschi, perché odiavo il calcio e giocarci; non parlavo con loro né con nessun altro di patata e tette; e poi mi piaceva immaginare di baciarLo negli spogliatoi dopo educazione fisica… eppure non sapevo dare un nome a questo sentimento/sensazione/voglia.»
Ludovico allora si allungò sul tavolino da colazione e gli stampò un bacio sulle labbra, causandogli un rossore incendiario sulle guance. dopo un silenzio piuttosto breve disse: «dopo aver letto abbondante letteratura omosessuale penso che possiamo volerci bene senza per forza affibbiarci etichette generaliste. possiamo crearne una solo per noi! vorrei che fossimo amantamici: due amici maschi che si vogliono bene ed esprimono esternamente l’intesa e l’affetto reciproco, anche con baci e carezze.
per il mondo esterno sono eterosessuale; per te sarò amicamante; a me basta essere stato me stesso…»
…
una lieve sirena suonò un motivetto dentro la testa: sarà stato il sonno o l’affaticamento da viaggio, ma improvvise salirono dalla bocca del poeta queste parole: «quindi deduco che non hai mai ricevuto un pompino da un maschio?»
Ludovico gli diresse uno sguardo neutro e rispose «no… ma hai qualche idea al riguardo?»
al che il poeta rimase *spicciolesso. lanciatosi dal desiderio, tentò una full immersion: «mi piaci e mi piace procurare piacere agli amici… ti eccita l’idea di una bocca che ti procura piacere?»
adesso erano lievemente arrossiti entrambi
«s-s-sì mi piacerebbe… anche perché è molto che non succede.»
la palla era balzata: «allora se oggi non devi lavorare propongo di rimanere dentro a farci le coccole… a letto, sul divano, qui in cucina… dove vuoi, basta che stiamo comodi e sei d’accordo».
il poeta aveva l’acquolina in bocca: un musicista filosofo poeta cui dare piacere! insieme agli irr•eventi era stato un anno fortunato finora, alla faccia di cristi e fottardi!
…
sdraiati a letto, con la barba si titillavano il perineo reciprocamente, e non solo… dalla cui situazione noi lettory possiamo dedurre che la risposta alla domanda sulla vita l’universo e tutto quanto non è 42, ma 69.
goderono molto l’uno e l’altro durante il dì, soprattutto perché, come accennato sopra, entrambi avevano avuto l’ultima esperienza amorosa molti anni prima.
«ma sei davvero un angelo! facciamo cambio?» Ludovico chiese, e il poeta rispose: «ti suonerà insensato… però mi disturba il fatto che mi procurino piacere, e all’opposto godo tantissimo nel procurarlo agli altri!» tentò di spiegargli.
Ludovico accettò questa spiegazione di buon grado… e continuarono a inoltrarsi nelle profondità della notte, pensando sempre con gioia che domani ci sarebbero stati altri irr•eventi e manifest•azioni lassù a Veteropoli.
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