Bruno andò in escandescenze a causa dei brutti voti che entrambi y suoy figly portavano da scuola. ma l’anno scorso non erano stati così asini! allora li aveva costretti a lavorare nel finesettimana nella sua fabbrica di bulloni perché si guadagnassero da vivere ‘scansafatiche che non siete altri!’. la nonna guardava con compassione i nipoti sgridati e aveva paura che il padre togliesse loro la “consola”.
«ah pa’ le professori so stronze: solo perché ho tradotto ruscello invece che fontana m’ha messo due al compito. ce l’ha con me!!!» replicò Ossiano. anche Uberto intervenne a lamentarsi: «a me ha messo due perché ho copiato da Chiara… Pardi, la conosci no? è quella secchiona tanto carina che m’ha preso a benvole’, chissà perché … ma mica lascia copia solo a me! allora doveva mette due a tutti i vicini mî de banco! possinammazzalla! … la odiamo tuttu! e l’altri professori mica so mejo, chettepensi…». al che il viso di Bruno prese un colorito rosso vampa, e li interruppe gridando «SILENZIO. ‘a play va’a scordate.» «ma n’è giustoooooooo!!!!!» gridarono anche i due bardasciatti all’unisono. «ancora so’ vostro padre, e decido io quel che è giusto. che v’è successo dall’anno scorso? ve siete rimbecilliti a tutt’un tratto!» al che i due bardasciatti non seppero come rispondere e rimasero silenti vergognosi e arrabbiati.
Tre mesi dopo avrebbero compiuto diciott’anni, e insieme, dopo litigi discussioni scazzottate e riappacificazioni, decisero di annunciare al padre, satollo del picnic e del vino rosso della pasquetta: «ah pa’ … noi se semo stufati d’annà a scola… venimo a lavorà co te piuttosto! basta scola!» disse entusiasto Uberto alla biancoceleste prospettiva di non dover più fare interrogazioni; Ossiano accanto a lui rimaneva silente e sorridendo al fratello annuiva. Bruno si sentiva molto stordito, perciò prese un quarto di minuto per pensarci su, ed esclamò: «Fiji mî! Ve siete decisi??? Braaaaavi! Menomale che me verrete âiutà!! Ahhhhh… me sento mooolto mejo che avete deciso così! Ah ma’, festeggiamo i miei nuovi due dipendenti!» Così rise contagiato dall’allegria dei figli anche Bruno, e rivolgendosi a Aida, madre due volte di Ossiano e Uberto, le chiese di riempire il bicchiere di tutti e quattro. Quando ebbero vuotato i bicchieri in ecoplastica si addormentarono sulla coperta sintetica che era stata stesa per non far arrivare al naso delle formiche la presenza di sporte di cibo festaiolo. ma una vicina colonia dei laboriosi insettucci neri approfittò del sonno sceso sulla famigliola nucleare e da sotto all’azzurro biancoreo della coperta sintetica si affacciò la Formica Regina che guidò le truppe ancelle all’assalto degli avanzi nei piatti ecoplastici.
Aida si risvegliò dalla siesta postprandiale per prima, e si accorse con disdoro che gli avanzi erano scomparsi. Notò delle briciole dentro il piatto in cui lei stessa aveva mangiato che componevano un messaggio: “ave cucina; cibo avanzato nero popolo ha consumato”. Ella si scervellò moltissimo su quel messaggio inintelligibile; così tanto che per il dispiacere e lo sforzo stramazzò deceduta a terra; fu accolta nel regno delle Fantasme che quel giorno pregavano mormorando per tramite della vegetazione affinché non piovesse sulla pasquetta di tutty y loro cary.